27 Febbraio 2013
Dove l’ispirazione artistica nasce dalla scienza e restituisce un’opera che potrebbe porsi a metà fra una rappresentazione estetica e una tavola di fisica quantistica, se prima l’astrattismo non avesse rivendicato il proprio territorio, lì si trova la vita e l’esperienza di Renzo Bergamo, raccontata oggi da una mostra allestita al Castello Sforzesco di Milano..
La pittura di Bergamo, artista veneto all’avanguardia per tutta la seconda metà del secolo scorso, viene ricordata per il suo debito alla scienza, per la sua propensione all’esplorazione del cosmo, interiorizzato dall’esperienza umana, così come per l’attrazione verso l’impercettibilità dell’atomo e della luce..
Delle dimensioni espressive di Bergamo, una colpisce più di tutte, con estrema forza, rimandando ad un secondo momento le altre considerazioni. Il colore, esplorato in tutte le sue tonalità, variazioni, contrapposizioni, temperature, sempre al centro della composizione, irrealistico, mai banale..
Il colore. Potrà sorprendere che fra tutte le dimensioni dell’opera di Bergamo (e non le ho nemmeno citate tutte, per esempio il desiderio di ‘disegnare la musica’..) abbia scelto quella più evidente e meno particolare. Tuttavia l’arte trasmette innanzitutto emozioni semplici, come lo stupore, l’ammirazione o il rifiuto, perché cercare di complicarla?